🇬🇱 Il senso di Nuuk per il calcio
Il mambo della Groenlandia: per il pallone rischia di finire ai Caraibi
Oggi parliamo di:
⚽️ La Groenlandia è “nel pallone”. Ma non è solo colpa di Trump.
🏉 Riparte il 6 Nazioni di rugby. Vi spiego cosa hanno i giocatori nelle maglie.
📌 Le rubriche di SPORTERZ. 66 giorni di corsa, ma l’abitudine al running latita. Quanto si può amare la bici e l’avventura? La storia di Jessica e Salvatore. E poi notizie curiose su eventi e protagonisti con qualche link per approfondire.
La terra dei ghiacci a un passo dalla terra promessa dal dio pallone: tra un mese sapremo come procede la richiesta di affiliazione fatta alla Concacaf dalla locale federazione calcio. Ma ci sono davvero solo vantaggi per i groenlandesi? Vediamo la situazione.
L’ISOLA PIÙ ISOLATA DEL PIANETA. La Groenlandia è territorio semi-autonomo sotto il regno della Danimarca. Si estende per 2.166.000 chilometri quadrati (l’Italia ne misura 302.073). La calotta polare occupa oltre l’80% della superficie della Groenlandia per un totale di 1,71 milioni di chilometri quadrati di ghiaccio. Si tratta della più grande isola non continentale al mondo. La rete stradale si estende per non più di 150 chilometri di asfalto e non esiste alcun collegamento ferroviario tra le città. Tutti gli spostamenti dipendono quindi da aerei, elicotteri, navi o slitte. In Groenlandia vivono 57.000 persone: con 0,03 abitante per chilometro quadrato è il posto meno popolato del pianeta. Il 90% dei groenlandesi ha discendenze Inuit, gli altri principalmente danesi.
Come si arriva in Groenlandia? Principalmente via nave, ma dal 28 novembre 2024 anche con voli di linea nel rinnovato aeroporto internazionale della capitale Nuuk: pista da 2.200 metri e voli da e per Islanda, Canada e USA. Prima si arrivava con piccoli aerei in città periferiche come Kangerlussuaq o Narsarsuaq. Ma Nuuk è l’inizio di una trasformazione più ampia per connettere la Groenlandia al resto del mondo con la costruzione di altri due aeroporti: Qaqortoq e Ilulissat, rispettivamente più a Sud e più a Nord della capitale. Nivíka Grødem dell’ente Visit Greenland ha dichiarato alla CNN che il turismo verso la Groenlandia riguarda circa 130.000 visitatori all’anno.
IL CALCIO È LO SPORT PIÙ PRATICATO. La federcalcio groenlandese è la KAK, fondata il 4 luglio 1971. Nel board ci sono 7 membri e il presidente viene eletto ogni due anni. Ci sono 38 club affiliati e 5.500 tesserati. Gestisce le nazionali di calcio senior, giovanili e le selezioni di futsal. Tutto declinato al maschile e al femminile. La federazione stima che circa il 10% della popolazione gioca a calcio. Durante l'anno organizza eventi e tornei nelle scuole e nelle piccole comunità dell'isola per creare “un'atmosfera comunitaria e attraente intorno al calcio”, come si legge sul sito della KAK. Dal 1954 esiste un campionato nazionale con una fase finale a 8 squadre, che si gioca nel periodo estivo nell'arco di una settimana.
L'isola conta una ventina di campi da calcio in sintetico, nessuna struttura indoor, nessun impianto con almeno 3.000 posti e la stagione all'aperto sull'isola artica va da maggio ad agosto. La KAK non è membro né della Fifa, né della Uefa, né della Concacaf: la partecipazione a competizoni ufficiali o partite di livello internazionale è fortemente limitata. Le regole Uefa non permettono l'adesione perché si tratta di un paese non riconosciuto dall'ONU. Sta tentando l'affiliazione alla Concacaf, confederazione del Nord e Centro America e dei Caraibi con una domanda ufficiale inoltrata a maggio 2024. Il 27 febbraio 2025 il presidente della Federazione calcistica della Groenlandia (KAK), Kenneth Kleist, è stato invitato a Miami - in Florida, USA - dal segretario generale Philippe Moggio per discuterne. La Concacaf, a differenza della Uefa, permette l'adesione anche ai territori autonomi. “L'invito non è legato all'attuale interesse geopolitico nei confronti della Groenlandia”, ha detto Kleist in un comunicato stampa diramato dalla KAK e ripreso dalla Reuters. Se tutto va come auspicato a Nuuk, la KAK diventerebbe il 42° membro dell'associazione.
NO FIFA, NO UEFA. FORSE CONCACAF. “Abbiamo una buona organizzazione. Abbiamo brave persone che lavorano duramente. La mia aspettativa è di essere il 42° membro della Concacaf nel 2026”, ha detto a GOAL l'allenatore della nazionale Morten Rutkjaer (51 anni). Il ct ha una carriera da calciatore non di primo piano e poi da allenatore in un contesto prettamente danese. Ma dopo aver visitato più volte la Groenlandia per convegni sul calcio ha capito che c'è del talento e ha accettato la proposta di guidare la nazionale nel 2020. A differenza di quanto si può credere c'è grande cultura del futsal che si gioca tutto l'anno. Ha selezionato 45 profili di interesse per la nazionale e tiene d'occhio i ragazzini e le ragazzine già dai 10 anni. Rutkjaer dice che è come stare in famiglia, si conoscono tutti e c'è grande partecipazione. Adesso aspettano di coprire lo stadio di Nuuk per giocarci tutto l'anno. E prepararsi alle sfide contro le Isole Vergini Britanniche, la Guyana francese e Bonaire (che è una municipalità speciale neederlandese).
Le regole più permissive della Concacaf sono però rigide per quanto riguarda le infrastrutture. Serve un campo da gioco con le tribune per ospitare almeno 3.000 spettatori, un aeroporto internazionale con distanza massima dello stadio quantificabile in circa 30 minuti di bus. I lavori per gli aeroporti sono a buon punto, il turismo è previsto in crescita con gli adeguamenti delle strutture ricettive. Mancano investimenti sulle strutture sportive e gli stadi: arriveranno?. Intanto Ungaaq Abelsen, segretario generale della KAK, propone l'adozione di una tensostruttura per coprire il campo di Nuuk e usarlo anche nei tanti mesi freddi. In alternativa, nei tempi brevi, si può andare a giocare le partite casalinghe in Canada, in Islanda e magari anche negli USA, in Florida.
ALLEATI E STORIE CHE FANNO BEN SPERARE. C'è l'interessante caso della pallamano, uno degli sport dove i danesi sono protagonisti a livello mondiale. La federazione della Groenlandia di handball è autonoma dal 1998 e riconosciuta a livello internazionale: ha già giocato a tre edizioni dei mondiali con i maschi e due con le donne. Torniamo al calcio. Chi appoggia la candidatura della KAK? Ci sono due forti supporti in quello che è un network per lo sviluppo del calcio: la federazione calcistica danese (DBU) e quella islandese (KSI). Due realtà che possono ispirare la Groenlandia per crescere: entrambe piccole nazioni, con pochi abitanti e quindi un bacino di praticanti risicato. Prima la Danimarca - qualificazione a Euro 84, Messico 86 e vittoria a Euro 92 - e poi l'Islanda - qualificazione Euro 2016 e mondiali 2018 - dimostrano che un lavoro sulla base per far crescere il livello di giocatori, allenatori e manager non dipende solo dai numeri delle super-potenze. E poi c'è l'esempio delle isole Faroe, che sono un arcipelago a governo autonomo che fa parte del Regno di Danimarca. Nel 1988 sono state ammesse nella Fifa e nel 1990 nella Uefa, quando i criteri di adesione erano meno rigidi. La prima vittoria per la piccola nazionale è datata 14 aprile 1990, in amichevole, contro il Canada. Il debutto con relativa prima vittoria in una partita ufficiale il 12 settembre 1990 contro l'Austria nelle qualificazioni a Euro 92. Gli austriaci erano reduci dal mondiale di Italia 90, i faroesi erano tutti dilettanti.
Una conferma dell'interesse internazionale intorno al calcio in Groenlandia è il successo delle nuove divise delle squadre nazionali realizzate del fornitore Hummel, danese (lo stesso e storico sponsor tecnico dei Rossi di Copenaghen). A prima vista sembra infatti la stessa maglia della Danimarca, rossa con bordi bianchi. A ben guardare la personalizzazione è però molto dettagliata: disegni a forma di lancia (tuukkaqer) per rappresentare lo spirito combattivo; i disegni che riprendono forme tupilak e avittatter, che sono tratti grafici comuni nell'arte e nella religione groenlandese. La divisa di riserva è bianca con un motivo celeste che richiama il ghiaccio della calotta polare. Nella realizzazione i designer hanno coinvolto i giocatori per avere un loro parere. Il risultato finale è una maglia che “rappresenta e fa emergere l'identità locale”.
CI FERMIAMO PER UNA RIFLESSIONE. Cosa vuole la Groenlandia? Lo sport è soft-power politico ed è marketing territoriale. L'approccio della KAK e del governo locale è strategico: utilizzare il calcio come strumento di riconoscimento internazionale e di identità nazionale. A livello internazionale l’obiettivo è sicuramente quello di utilizzare le partite per “mostrare al mondo che i groenlandesi esistono” e che non sono lo stereotipo degli eschimesi che vivono negli igloo e pescano facendo un buco nel ghiaccio. Tutto questo si inserisce in un contesto di crescente spinta all'autonomia dell'isola dalla Danimarca e al superamento di quello che viene definito il “colonialismo di Copenaghen”. Inoltre, il riconoscimento sul piano internazionale permetterebbe di partecipare a programmi di scambio per i giovani atleti per la loro formazione.
Ma in questo momento ci sono forse anche dei punti delicati da analizzare. Prima di tutto, in caso di adesione alla Concacaf, c’è il rischio concreto di giocare le prime partite ufficiali contro le rappresentative di isole caraibiche per la Nations League Concacaf 2026-27. Il secondo è che si vada a giocare sempre all’estero per i primi anni e, per vicinanza con i caraibici, in Florida (quartier generale di quel Donald Trump che vorrebbe annettere la Groenlandia agli USA). A proposito del nuovo Potus a Washington: sicuri che l’ingresso nella Concacaf - magari combinato a un allontanamento da Copenaghen - non ribadisca la vulnerabilità sul piano geopolitico della Groenlandia?
Sebbene la Concacaf sia di manica larga con i territori autonomi, la Groenlandia è ancora politicamente legata alla Danimarca: questo status potrebbe complicare il processo di adesione e il riconoscimento internazionale nel contesto calcistico. Inoltre la KAK non ha mai ospitato incontri internazionali ufficiali e questo deficit di esperienza potrebbe rendere difficile per la nazionale adattarsi rapidamente a competizioni più competitive e strutturate. E, dipendendo dai sussidi danesi per le opere pubbliche, l’ok di Copenaghen è comunque necessario per qualsiasi progetto.
ALLA SCOPERTA DELLA VERA KALAALLIT NUNAAT. Per chi vuole approfondire la cultura locale della Groenlandia (per i locali Kalaallit Nunaat) segnalo il progetto fotografico “I'm Inuit” di Brian Adams (solo omonimo del cantante e fotografo canadese).
E per chi ha intravisto un riferimento letterario nel titolo di questa settimana, vi confermo che mi sono ispirato al romanzo "Il senso di Smilla per la neve" del danese Peter Høeg, uscito in Italia nel 1994. Un apripista del fenomeno dei thriller scandinavi con la protagonista, Smilla Qaavigaaq Jaspersen, di origine Inuit groenlandese.
Sportivi, in fondo queste 9 settimane e mezza sono un incubo
Il giornalismo britannico mi piace perché spesso chi scrive vive le esperienze in prima persona. Come nel caso di Mostafa Rachwani del Guardian. Dopo una brutta esperienza di salute personale ha deciso di cambiare la routine quotidiana e iscriversi a un gruppo di runner urbani di Sydney: obiettivo correre 5 km in 66 giorni. "Un'esperienza orrenda", dice. Ma le mitiche 9 settimane e mezza (remember il film piccantello con Kim Basinger?) gli hanno lasciato questi insegnamenti su cui riflettere.
La coerenza è la chiave. Se si corre per una settimana o due e poi ci si ferma per le due successive, si deve ricominciare tutto da zero, soprattutto se sei un principiante.
A volte l'ego può ostacolare. La cosa peggiore è sforzarsi troppo per tenere il passo dei runner più veloci. Bisogna restare entro i propri limiti e non esagerare.
Abbassare le aspettative. La corsa è la forma di esercizio più dura, faticosa e che mette a rischio muscoli, tendini e ossa. Chiunque può correre, ma qualcuno è meglio che si fermi o altrimenti arrivano infortuni anche dolorosi.
Ci vogliono mesi... Il “runner's high” - lo sballo del podista - arriva solo dopo la mezz'ora di corsa e non è comune a tutti i corridori. Ci vogliono mesi di allenamento per avvertire l’attimo in cui dolore e fatica scompaiono e si è colti da una sensazione di benessere. N
Hai una storia personale da condividere? Scrivimi e racconta!
Da AMA LA MAGLIA
A ogni partita di rugby si impennano le ricerche sul web di chi vuol sapere cos'hanno i giocatori sulla schiena. Si tratta di un dispositivo GPS, inserito in una tasca all'interno della maglia e tra le scapole. Come spiego in questo post, serve per tracciare i movimenti sul campo di ogni giocatore, con relative metriche di qualità come distanza, velocità, intensità, ecc.
Su Ama la Maglia, il mio blog dedicato alle divise sportive, ti aspettano 1.500 post con tante storie e curiosità.
Set POINTZ
La Formula 1 dà appuntamento a Londra il 18 febbraio alla O2 Arena: presentazione dei team, dei piloti e le nuove livree delle monoposto. Solo 7 minuti per scuderia.
Super Bowl 2025: lunedì 10 febbraio (per l'Italia) sarà Kansas City Chiefs contro Philadelphia Eagles. I Chief di Trevis Kelce, fidanzato di Taylor Swift, puntano al terzo titolo consecutivo.
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Davide Ghiotto fa il record del mondo dei 10.000 metri nel pattinaggio di velocità a Calgary, in Canada. Occhio che tra un anno ci sono le Olimpiadi di Milano Cortina.
Match POINTZ
Jessica Mellica e Salvatore Sette, 31 anni entrambi, sono partiti dalla Nuova Zelanda per tornare a casa in Italia, zona Torinese, in bicicletta. Il loro viaggio è iniziato il 2 febbraio 2024, ora sono dalle parti della Thailandia e sperano di arrivare per Natale a destinazione. Il loro viaggio si può seguire sui profili Instagram di Jessica e Salvatore. Se la loro storia da veri SPORTERZ vi ispira potete dargli una mano.