La felicità: un giorno ti svegli e scopri che se ne è andata
Totò Schillaci lo sapeva. Ha saputo cogliere gli attimi e non ha mai smesso di cercala
Oggi parliamo di:
L'eroe delle notti magiche di Italia 90 ci ha lasciato a quasi 60 anni. Il suo ricordo mi riporta a un momento felice della vita.
Il podcast sulle maglie da calcio: voilà "Stoffa da Campioni". Dopo la puntata sull'Argentina a Messico 1986 vi propongo la Germania Ovest del 1990.
Le rubriche di SPORTERZ: quanti minuti bisogna allenarsi alla settimana lo sappiamo, ma adesso abbiamo scoperto anche come dividerli. Poi notizie curiose su eventi e protagonisti con qualche link per approfondire.
Foto: elaborazione su immagine Wikipedia
25 giugno 1990. Esterno, notte. Località San Maurizio, frazione di Brunate. Siamo sopra Como, sulla terrazza panoramica del Faro voltiano. Tre ragazzi hanno la faccia pitturata e sventolano il tricolore. Festeggiano la vittoria dell'Italia contro l'Uruguay agli ottavi di finale del mondiale di calcio. Il primo gol lo segna Salvatore Schillaci, detto Totò. I tre incontrano un'avvenente fanciulla che chiede: "Chi ha fatto gol?". E alla risposta emozionata "Totò" lei controbatte "ah, Totò le Mokò!". I tre - Andrea, Massimo e Marco - la mandano al diavolo (uso un eufemismo, perché tra quei tre ci sono anche io) e continuano a festeggiare sognando la finale, la vittoria, la coppa. Non c'è spazio per ricordare il principe della risata Antonio De Curtis. Siamo troppo felici. Perché in quell'estate del 1990, l'estate di Totò, sembra che la felicità duri in eterno. Ma come sempre la felicità dura solo attimi. Bisogna saperli cogliere. Questo è l'insegnamento che ci lascia il bomber di Italia 90.
Salvatore Schillaci (1964-2024). Un antieroe, l'uomo giusto nel posto giusto al momento giusto, una meteora. L'incarnazione del sogno Meridionale di rivalsa verso il Nord. Ne hanno dette e scritte tante su Schillaci. Per noi ragazzi nel 1990 era l'incarnazione del carpe diem, del cogliere l'attimo. Sapevamo a memoria la lezione del professor John Keating nel film "L'attimo fuggente" del 1989. Lui coglie l'attimo, ogni attimo e in qualsiasi circostanza. Quando è a Messina in Serie C, alla Juventus e in Nazionale a Italia 90. Come anche quando va in Giappone allo Jubilo Iwata a chiudere la carriera. La felicità dura un attimo benedetto, ma per chi è invidioso l'espiazione è eterna.
Totò è anche il terrone. Anzi, il "terrone di merda" come gli scrivono a Torino sotto la casa dove abita in via Filadelfia, vicino al vecchio Stadio Comunale. “Ruba le gomme, Schillaci ruba le gomme”, gridano gli ultras per via di un parente fermato dalla polizia con pneumatici rubati. “Sai chi è quel giocatore che ruba le gomme alle Alfa 33? Totò, Totò Schillaci”. “Io non me la prendo, non mi sono mai offeso“, dice Totò interpellato dalla stampa. Ma alla fine sbotta a Bari e corre per festeggiare un gol mostrando il pugno chiuso sotto la curva che lo insulta. “Ho reagito, anzi, esultato, ma non in maniera volgare. Volevo solo difendere la mia dignità. Io le gomme non le rubo, forse lo fanno gli altri. Guadagno 500 milioni all’anno e non ho bisogno di rubare. Mi avvilisce che proprio la gente del Sud abbia preso di mira uno di loro”.
Al cinema 1. "Due sulla strada" del regista Stephen Frears è un film tratto dal libro dello scrittore irlandese Roddy Doyle e fa parte di una trilogia dedicata alla periferia di Dublino. Due disoccupati si mettono a vendere fish & chips con un food truck (prima che lo street food diventasse roba da fighetti) nell'estate del 1990. Le imprese della nazionale irlandese ai Mondiali in Italia fanno decollare il loro business. Fino a quando, ai quarti di finale, arriva proprio l'Italia che vince 1-0 con gol di Totò Schillaci. A questo punto si spengono gli entusiasmi e uno dei due protagonisti compare con una maglietta con la scritta "Fuck Schillaci".
Al cinema 2. Nel 1997 il primo film di Aldo Giovanni e Giacomo sbanca al botteghino con una serie di gag. In "Tre uomini e una gamba" c'è la scena del conte Dracula che finisce sotto torchio nella casa di due leghisti della Transilvania. Gli trovano un autografo: "A Dracula, con affetto, Totò Schillaci”. “Schillaci? Ma chi l’è sto Schillaci?”. “L’è il gran visir de tücc i terun”.
Chi era Schillaci? In questo schizofrenico flipper tra "Totò-gol" delle notti magiche e il "Totò-terun" abbiamo perso di vista il vero Schillaci. Mi ha molto colpito la sua ultima partecipazione a un game show in tv dopo la malattia e due operazioni. "Accettare Pechino Express con mia moglie Barbara è una rivincita sulla malattia e su quello che si era portata dietro: depressione e morte", ha detto a Sportweek nel 2023. Ha colto un'altra occasione. Esultanze e sfottò parlano più di noi che di lui.
Manco Pelé. “La mia vita è stata difficile, sono nato di sette mesi, i nonni mi scaldavano con bottiglie d’acqua calda. Ho fatto il panettiere, il gommista, l’ambulante, ho consegnato il vino, vendevo frutta. Volevo dei soldi in tasca, il calcio è stato la mia camera d’aria. Giocavo per ore col Super Tele, il pallone leggero. Nemmeno Pelé ci fa tre palleggi col Super Tele”, ha raccontato Schillaci in un’intervista ad Angelo Carotenuto su Repubblica.
Ripetizioni. "Venivo da Messina ed ero, improvvisamente, al cospetto del gotha del calcio. Ero emozionato, come uno scolaretto nel primo giorno di scuola e facevo fatica a pronunciare anche una sola parola", dice Schillaci a Il Foglio. Alla Juventus non amano il suo accento siciliano e il suo modo scombiccherato di parlare. Il presidente Gianpiero Boniperti arruola un professore di italiano, ma dopo due mesi l’insegnante si arrese: "Questo qui non apprende niente". Il racconto è del cugino Maurizio, che ricorda l'episodio con pudore.
Italia 90. "Quando mi vollero a Torino, la prospettiva era quella di stare in panchina, con Casiraghi e un attaccante straniero in campo. Invece l’attaccante straniero sono diventato io". Una stagione esagerata: 15 gol in 30 partite di Serie A, la vittoria della Coppa Italia e della Coppa Uefa. Con la convocazione in extremis del ct Azeglio Vicini tra i 22 azzurri per la Nazionale a Italia 90. Anche in questo caso era la riserva di Vialli, Carnevale e forse anche di Mancini e Serena. Per Totò la maglia numero 19.
Maledetti rigori. “Se parliamo di sogni, quello più ricorrente è, in realtà, un incubo, di cui evidentemente non mi sono mai liberato. Sogno i rigori sbagliati contro l’Argentina. Non ci crederà, ma io quei maledetti rigori li sogno di notte, ma non li ho mai rivisti di giorno, né in televisione, né sul web. Mi metterebbero troppa tristezza", racconta a Il Foglio. La felicità dura un attimo, mentre pagare pegno è per la vita.
Il desiderio negato. "A un certo punto mi ero proposto anche attraverso i giornali per vestire la maglia rosanero. Volevo chiudere la carriera nella mia città", racconta Totò. Avrebbe giocato anche gratis per la squadra della sua città, ma non se ne fece nulla.
Ciao, Totò. "In futuro, il ricordo di quello che ho fatto potrebbe svanire ma mentre è così, me la godo. Nel campionato italiano ci sono stati tanti giocatori che hanno avuto delle buone carriere, ma che oggi sono stati dimenticati, di me invece si parla ancora e spero che si continui a farlo fino a quando vivrò", ha detto in un'intervista al Daily Mail.
Sportivi, in fondo è la somma che fa il totale
Oggi mi alleno e domani anche. Poi riposo. Poi doppio allenamento con esercizi aerobici e a seguire quelli per la forza bruta. E al quarto giorno lo sbattimento è talmente tanto che si inizia a rimandare. Magari doppio allenamento? Ok, ma domani... La UK Biobank ha pensato di fare un test a 77.000 persone e ha pubblicato i risultati ai primi di settembre: la chiave sembra risiedere nell'intensità e nella quantità complessiva di esercizio. Ottima notizia, ma come metterla in pratica?
"Welcome weekend warrior!". Ecco una nuova categria che promette adrenalina e riconoscimento sociale. Lo studio britannico definisce come guerrieri del fine settimana le persone che si allenano intensamente nei soli due giorni liberi da altri impegni di lavoro o famiglia. Sono come quelli che si vedono 10 puntate di un'intera stagione della serie tv del momento. Non provate a fermarli!
"Ma che, davèro?". Ma può un’attività fisica concentrata in uno o due giorni alla settimana offrire benefici comparabili a quelli di una routine più regolare? Lo studio dimostra che chi concentra almeno il 50% dell'attività fisica moderata-vigorosa in 1-2 giorni può ridurre significativamente i rischi di sviluppare demenza, ictus, morbo di Parkinson, disturbi depressivi e ansia.
"Però, interessante...". La chiave è nell'intensità e nella quantità complessiva di esercizio. Bisogna arrivare a 150 minuti settimanali (2 ore e mezza), che sono quelli raccomandati dalle linee guida per la salute a lungo termine. Lo studio ci dice: indipendentemente da come questi minuti vengano distribuiti. Occhio al finale: potreste sentirvi come il Forrest Gump del video di apertura!
"Pronti, partenza... stop!". Chi vuole diventare un weekend warrior deve fare attenzione a prevenire gli infortuni, perché passare da una condizione rilassata durante la settimana a un'attività intensa nel fine settimana può mettere a dura prova il corpo. Consigli: riscaldamento, stretching e preparazione fisica adeguata al livello. E fare un salto dal medico di base prima di iniziare!
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Il podcast di Ama la Maglia
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Match POINTZ
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